Il Concerto delle Stagioni
Testi di Antonio Vivaldi (i Sonetti delle Stagioni ) e Andrea Gherpelli
Orchestra Dedicata / Daniele Ruzza violino solista e concertatore
Andrea Gherpelli voce narrante
PROGRAMMA
Johann Sebastian Bach
Concerto in la minore per violino archi e basso continuo BWV 1041 Andante (incipit)
Antonio Vivaldi
Concerto in re maggiore per violino archi e basso continuo RV 212 “fatto per la solennità della S. Lingua di Sant’Antonio da Padova” Allegro e Grave
Antonio Vivaldi
Le Quattro Stagioni quattro concerti per violino archi e basso continuo da Il Cimento dell’Armonia e dell’Invenzione op.8
Giuseppe Tartini (1682 – 1770)
Concerto in la maggiore D.96 Largo Andante
Pubblicate nel 1725 ad Amsterdam Le Quattro Stagioni i Concerti per violino solista, archi e basso continuo op.8 (da Il Cimento dell’Armonia e dell’Invenzione) di Antonio Vivaldi oltre ad essere il pezzo strumentale più famoso ed eseguito al mondo, costituiscono uno dei primi e più riusciti esempi di musica descrittiva. Ogni Stagione racchiude una narrazione indicata dal corrispondente Sonetto, forse opera dello stesso Vivaldi e distribuita in ciascuno dei tre movimenti di ogni Stagione.
Nelle Stagioni avvertiamo la concreta fisicità della Natura: una Natura in trasformazione che proprio nell’Estate si rivela nel suo aspetto più fragile a tal punto da anticipare le catastrofi ecologiche della nostra epoca. Vivaldi … “dice” che il calore del sole, può, se non temperato, essere nocivo e provocare la morte. E piange il Pastorel, perché sospesa teme fiera borasca, e ‘l suo destino… Ah, che pur troppo i suoi timor sono veri tuona e fulmina il cielo grandinoso tronca il capo alle spiche e a’ grani alteri…
Del messaggio racchiuso dalle Stagioni se ne appropria l’attore Andrea Gherpelli – volto noto della cinematografia e della fiction – che recitando i Sonetti – porta sé stesso e il proprio lavoro di agricoltore in suo rapporto con la Natura, le sue esigenze e i capricci. Egli, infatti, gestisce Casa Vecchia l’azienda agricola di famiglia da quattro generazioni ed è uno degli Agricoltori Custodi che cura e preserva i grani antichi. Nella convinzione che le Stagioni vivaldiane racchiudono una musica generosa e aperta a tante storie, Andrea porta al Concerto anche un suo racconto personale del proprio rapporto con la Natura. Le sue parole arricchiscono l’esecuzione delle Quattro Stagioni dell’Orchestra Dedicata con Daniele Ruzza violino solista. Veneziano, egli vanta anni d’esperienza nel repertorio barocco e in particolare Vivaldi. A sua volta il testo articolato di Gherpelli richiede respiro ed ecco quindi altra musica che s’insinua nel Concerto delle Stagioni: Vivaldi Grave e Allegro dal Concerto in re maggiore per violino archi e basso continuo RV 212“fatto per la solennità della S. Lingua di Sant’Antonio da Padova”; Bach Andante dal Concerto in la minore per violino archi e basso continuo BWV 1041 e Tartini Largo Andante dal Concerto in la maggiore D.96.
Dal racconto delle Stagioni di Andrea e dall’interpretazione musicale di Daniele entrambi guardano la Natura fuggendo da sovrastrutture e luoghi comuni a favore di convinzioni personali.
Lo spettacolo/concerto Pensa che meraviglia che vuol contenere tutto il loro stupore, perché nessuno dei due s’inventa una storia che non sia davvero la loro. Sulla base di un’indiscussa esperienza e un’infinita passione per il proprio lavoro, trova risalto da una parte il candore di Daniele e dall’altra la lucida consapevolezza di Andrea, per la meraviglia di tutti.
«Avere la cultura della Natura, – spiega Andrea Gherpelli – significa capire che ogni Stagione ha un suo ritmo che si esprime con speciali caratteristiche. Solo inserendomi nel ritmo di ogni Stagione, empatizzo con la Natura… In questo modo, il rapporto con essa si rinsalda, prende vigore: in definitiva la si conosce. In questo ritmo inserisco i miei pensieri, le sensazioni personali che passano attraverso l’emozione della musica. La Natura unisce, avvicina… La Natura in ogni Stagione si presenta con caratteri e azioni precise come se fossero umane.»
«In quel momento, quando le suono – spiega Daniele Ruzza – desidero essere semplicemente quella musica, cioè Le Quattro Stagioni di Vivaldi, e di leggerle nella maniera più candida possibile cercando di essere consequenziale, dimenticandomi di influenze da altri ascolti. Tenendo presente che la musica, nel descrivere, racchiude un aspetto extra che è quello legato alle immagini, intendo conservare un modo di porgere spontaneo: per questo non vado alla “ricerca di effetti”. Sul modo di intenderle è illuminante piuttosto, una esortazione del compositore quasi coevo di Vivaldi, Giuseppe Tartini, che si raccomandava di ‘suonare con franchezza’, che vuol dire: mirare all’essenza. Per me questo è fondamentale, per affrontare Le Quattro Stagioni senza atteggiamenti di compiacimento, lasciando che la musica scorra naturalmente. Non c’è né tempo, né spazio per il resto.»